Gabriele Marchesi

GABRIELE MARCHESI
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Nel 2.000 sono tornato al disegno e ho ripreso a disegnare usando oli, pastelli colorati, acrilici, matite, grafite e sempre meno il pennello con la sua punta morbida, forse troppo lenta, forse poco sicura. Da quell’anno, uno sguardo profondo, una mano sincera, un’età meravigliosa mi ha riportato a credere e mi ha aperto il mondo riempiendolo. Le figure femminili del ‘500, belle, giovani, positive sono apparse come il fondo essenziale della mia esistenza. Sono diventato quel poeta che non sono mai stato, mentre quel profilo limpido della vita, la sua linea in movimento, la sua concretezza diventava la mia volontà intrinseca e positiva.
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Gabriele Marchesi, vincitore del terzo posto nel Concorso di
Pitturiamo dedicato al Maestro Domenico Purificato. Dalla sua voce si immagina un uomo alto, con la barba bianca e gli occhi azzurri, un accento del Nord e una grande disponibilità a raccontarsi, dopo le mie domande, come la sua vita fosse felice e perché dietro i suoi ritratti, i suoi disegni, le bellissime donne giovani e i tanti volti barbuti di uomini saggi ci fosse sempre il racconto di vite vissute e felici. “Io sono un tecnico, un progettista di dighe - mi dice - sono un uomo sintetico, abituato con il mio lavoro a riempire gli spazi vuoti per lasciarli sempre pieni. E per questo risultato ho utilizzato tutti i mezzi e materiali possibili anche quando nel 2.000 sono tornato al disegno e ho ripreso a disegnare usando oli, pastelli colorati, acrilici, matite, grafite e sempre meno il pennello con la sua punta morbida, forse troppo lenta, forse poco sicura. Da quell’anno, uno sguardo profondo, una mano sincera, un’età meravigliosa mi ha riportato a credere e mi ha aperto il mondo riempiendolo. Le figure femminili del ‘500, belle, giovani, positive sono apparse come il fondo essenziale della mia esistenza. Sono diventato quel poeta che non sono mai stato, mentre quel profilo limpido della vita, la sua linea in movimento, la sua concretezza diventava la mia volontà intrinseca e positiva. L’apprezzamento per il mio lavoro da parte del Maestro contemporaneo del disegno italiano - Omar Galliani - mi ha guidato ad ampliare il mio linguaggio e la mia filosofia. Da bambino ho vissuto con mio nonno che mi ha guidato, allevato, istruito. Mi trasmetteva tutto con uno sguardo. Nei suoi ritratti ho raccontato della sua barba e della sua saggezza, nei fondi neri la sua pienezza e la sua ricchezza. Mai cose banali uscivano da quei quadri che lo raffiguravano. Il
suo ritratto era pieno. In quinta elementare, dopo la scuola, andavo dalla mia maestra che mi faceva illustrare i suoi libri e tutti i racconti che mi leggeva, oggi invece, mi addolora vedere questi ragazzi che passano velocemente alla pagina successiva pensando che sia migliore di quella che hanno davanti. Ho lavorato nella pubblicità e l’ho apprezzata come l’arte per la sua estrema sintesi nel dare e trasmettere comunicazione. Non faccio ritratti perché amo essere libero nella ricerca delle masse, delle profondità, ma non delle corrispondenze. Il rispetto morale è la mia forma di vita come nell’arte cerco la forma della bellezza e della semplicità.”
Roma 6/12/2022 Francesco Zero
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Gabriele Marchesi – La poesia del segno
Alla galleria d’arte contemporanea “Studio C” di via Campesio 39 si inaugura oggi, alle ore 18, la mostra personale di Gabriele Marchesi dal suggestivo titolo “La poesia del segno”.
Nato a Vidigulfo (PV) e residente a Casteggio, sempre in provincia di Pavia, Gabriele Marchesi è un artista di lunga esperienza, con alle spalle mostre e rassegne di livello nazionale e internazionale. Tra queste è senza dubbio da segnalare la sua recente partecipazione alla Triennale di Roma 2014 dove ha riscosso un grande e meritato successo. Interessante, e degno perciò di essere sottolineato, anche il suo percorso formativo che, anziché passare attraverso studi accademici più o meno altisonanti, si è invece sviluppato in solitudine, attraverso lo studio e la ricerca costante, la frequentazione di pinacoteche e musei, la collaborazione con artisti di buon nome e ottime capacità tecniche. Non pago, il nostro artista ha poi frequentato anche un corso di pittura e disegno presso la Scuola del Castello di Milano per approfondire e sviluppare meglio le conoscenze di questa nobile arte. Affascinato dalla “grande pittura” e in modo particolare dal nostro Rinascimento, possiamo veramente affermare che Gabriele Marchesi disegna e dipinge da una vita, fin da quando era bambino ricercando sempre novità e perfezione all’interno di quel variegato e complesso mondo definito, in modo molto sommario, “Pittura figurativa”. Ah, la pittura figurativa! Un tipo di espressione oggi alquanto dimenticato, o per lo meno non più alla “moda” forse perché praticato solo da pochi eletti o perché incredibilmente sostituito dall’Informale e dalle ultime tendenze del novecento siano esse di derivazione europea o d’oltreoceano. Eppure il “figurativo” e la capacità grafica (disegno) sono e restano la base dell’arte, il cuore e la sostanza di ogni espressione. Allora ancora più autentica e preziosa ci appare l’opera e la produzione di Gabriele Marchesi. Autentica perché controcorrente e quindi coraggiosa, moderna e rivoluzionaria. Preziosa perché tutta concentrata sul “segno” e la “forma”, sulla rappresentazione, quasi iperrealistica, di cose, oggetti e persone senza però tralasciare la sua libera interpretazione, il suo intimo sentire, la sua straordinaria capacità di entrare dentro le sfumature del reale e dell’animo umano. Ecco perchè le sue opere, pur nella fedele riproduzione della verità, non cedono mai alla scontata e banale narrazione e neppure al freddo e impersonale messaggio fotografico, ma restano invece sempre e profondamente autentiche, sentite e personali. E ancora, in questi lavori percorsi dal segno grafico minuzioso e preciso, lavorati e cesellati, si coglie non solo l’amore e la passione dell’autore per il suo nobile e alto “mestiere” e i soggetti rappresentati, ma anche la novità esecutiva allorché, forse attingendo dalla “pubblicità”, linguaggio veloce e immediato dei nostri giorni, sintetizza le visioni, si sofferma su qualche particolare o introduce una suggestiva nota di colore allo scopo di attirare l’attenzione dell’osservatore per portarlo a pensare, a riflettere sull’argomento proposto. Espressione, quella di Gabriele Marchesi, che rivela senza dubbio grande maestria e abilità tecnica, ma che si veste anche di un alto valore simbolico. Così i suoi volti e i suoi corpi, siano essi di giovani e avvenenti ragazze o di vecchi corrosi dalla fatica e dal peso degli anni, altro non vogliono essere che una cruda ma veritiera metafora del tempo, del suo scorrere lento e inesorabile. Il tempo che cambia cose, corpi e realtà, che muta vite e destini, che tutto ingloba e divora.
Allora l’espressione di questo nostro artista ci appare davvero moderna e contemporanea, perché capace di entrare nelle problematiche umane ed esistenziali dei nostri travagliati giorni con garbo ed eleganza, con delicata e raffinata poesia.
La rassegna, che sarà introdotta dal critico d’arte Luciano Carini, chiuderà l’undici giugno.
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