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Brahim Achir

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Dal 25 giugno al 30 luglio 2020 la Galleria Purificato.Zero ospita Brahim Achir, artista e poeta di origini algerine, con la mostra personale dal titolo:  ”Silenziosi incanti”

 

Achir, pittore un po’ girovago, amante della libertà e custode della sua preziosa indipendenza, si è da qualche tempo stabilito a Castel Gandolfo, cittadina apparentemente fuori dai circuiti metropolitani ma non esente dalle suggestioni legate alla storia e alla tradizione papalina; come a dire rinascimentale e barocca.

Nella sua apparente inquietudine, Achir si mostra sensibile ed estremamente ricettivo agli stimoli culturali che lo circondano, ma non racconta ciò che lo attrae, piuttosto interpreta la sua realtà per offrirla al pubblico come intima e fugace scoperta.

Comunque ben chiare appaiono le sue radici, le fonti di ispirazione, così espressamente riferibili a Memoires Algeriennes, come titola uno dei suoi quadri più espliciti ed emblematici.

I volti, ad esempio, risultano di un’espressione estremamente composta, quasi a sfiorare una fissità bizantina dove la bellezza esteriore, ma soprattutto la profonda interiorità, rivelano una storia antica, una fierezza e una nobiltà ancestrali, tramandate e filtrate nel tempo, che donano allo sguardo delle protagoniste una fissità nutrita di lunghe, pazienti attese e dell’ineluttabilità del destino.  Donne sensuali dal gesto lento, nate nel deserto del silenzio. Impassibili, dal collo lungo, eteree, trasmettono la loro celata ricchezza sentimentale confidando con occhi magnetici ed intima dolcezza i limiti invalicabili della loro vita.

Tuttavia nella parte più strutturale delle opere di Achir, come i labirintici panorami urbani, o nei paesaggi quasi sempre dominati da un grande carrubo blu-chiomato, ma anche nella composizione di uno o più corpi femminili spesso abbinati a teneri animaletti, come madonne rinascimentali, emerge una coloristica mediazione personale tra stile occidentale e orientale. In tal senso un punto di grande sintesi e significato è raggiunto nell’opera Grande volto, nella quale si impongono all’osservazione sia la dimensione modernamente stravolta della faccia - dilatata sino ad apparire “monumentale” - sia il trasparire dello sfondo nel quale il sottostante reticolo “gestuale”, alla Pollock, emerge quasi in filigrana.

La poetica affezione per la sua terra lo spinge verso una stilizzazione della forma, alla Carrà per intenderci, mentre l’affascinante definizione degli sguardi echeggia un certo iperrealismo. Sguardi cosparsi di sottaciuti incanti sfiorano intimamente lo spettatore e si offrono sinceri rivelando quella moralità, quella fierezza aristocratica che costituiscono l’espressione più significativa dell’opera di Achir.

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Francesco Zero

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mi baratto con un sorriso 2018 olio su t
gabbia infinita 2017 olio su tela cm.90x
X Regina di saba II2017 oli su tela cm.7
ragazza con capretto 2017 olio su tela 8
albero azzurro 2020 olio su tela cm.70x1
Isola II 2017 olio su tela cm.80x100.jpg
primavera  di deserto o Lassekrem 2017 o
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